Electrick Children, di Rebecca Thomas

Electrick Children, di Rebecca Thomas

Volevo raccontare una Vergine Maria moderna, e ho pensato che solo tra i Mormoni potesse vivere qualcuno abbastanza puro da poter sostenere l’immacolata concezione… qualcuna così ingenua da pensare di poter essere davvero incinta dopo l’ascolto di una cassetta – Rebecca Thomas.

Sappiamo tutti che “la canzone giusta al momento giusto” può farci innamorare, ma chi avrebbe mai pensato che una bella canzone rock possa addirittura lasciare una ragazza in dolce attesa? Sigla!

Ebbene, ci ha pensato la giovane regista Rebecca Thomas, con il suo film di debutto Electrick Children, capolavoro della scena indie americana. La pellicola, presentata al Berlin International Film Festival del 2012 e in altri festival di rilievo come il South by Southwest Film USA o il Festival Internazionale del Cinema Indipendente di Buenos Aires, è costata in tutto solo 2 milioni di dollari, 10.000 dei quali raccolti su Kickstarter, il resto, gentilmente offerto da un investitore che per nostra fortuna ha creduto nel progetto.

Il film racconta la strana storia dell’ingresso nella vita adulta di una quindicenne, interpretata dalla bravissima Julia Garner, così brava da conferire un realismo commovente al suo incredibile personaggio: Rachel McKnight, una ragazzina sprovveduta che da una sperduta comunità di Mormoni del profondo Utah, fugge verso Las Vegas alla scoperta della vita e di sé stessa.

Tutto ha inizio quando la protagonista, dopo aver ascoltato il racconto della madre su una principessa che trova una Mustang rossa nel deserto, come guidata dall’alto si intrufola nel seminterrato della sua abitazione dove trova un vecchio mangianastri e una misteriosa cassetta blu.

Grazie a questa scoperta, per la prima volta nella sua vita, ascolta della musica rock e… pochi mesi dopo essere stata pervasa dal piacere della musica si rende conto di essere incinta, sorpresa (come tutti noi) dall’accaduto inspiegabile, si convince che l’Immacolata Concezione sia avvenuta attraverso l’ascolto del nastro proibito.

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Quando la sua gravidanza diventa pubblica però, la notizia non viene presa bene e anche se Rachel non la smette di ripetere che è stata un’ispirazione divina che ha raggiunto il suo ventre sotto forma di canzone, nessuno le crede anzi… suo fratello Will, accusato ingiustamente di essere il padre del bambino, viene allontanato dalla comunità e in tutta fretta, per lei, viene organizzato un matrimonio riparatore.

Fortunatamente, prima che ciò possa aver luogo, i due fratelli rubano una macchina e fuggono alla ricerca dell’uomo della canzone miracolosa.

Cercavo cercavo... ma ad un certo punto ho sentito qualcosa, ho sentito un particolare tipo di sentimento che porta in una direzione specifica – Rachel ricorda le parole della madre
Cercavo cercavo… ma ad un certo punto ho sentito qualcosa, ho sentito un particolare tipo di sentimento che porta in una direzione specifica – Rachel ricorda le parole della madre

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I ragazzi della comunità conoscono la vita solo tramite i racconti della proprie madri che nascondono i dettagli ritenuti scomodi, come l’amore e il sesso, dietro ad un velo di misticismo impenetrabile dalla cruda realtà e lontano anni luce dalle possibili barbarie del mondo, barbarie, che però sappiamo essere presenti anche in un piccolo paesino religioso come il loro, solo in apparenza idilliaco.

Ma non tutto il male viene per nuocere, infatti, è solo grazie alla gravidanza e all’incontro con il nastro proibito, che la protagonista di Electrick Children è costretta a confrontarsi con il mondo esterno, iniziando un viaggio attraverso il quale riuscirà non solo ad incontrare il cantante misterioso ma soprattutto a scoprire qualcosa di fondamentale importanza sulla sua vita e sui propri desideri di donna. 

Il vero fulcro della storia, in fondo, è proprio il coraggio dimostrato da Rachel nell’essere sé stessa percorrendo fino in fondo la propria strada, seguendo le sue intuizioni e rischiando tutto.

La ragazza si allontana dalle sabbie tranquille della sua comunità verso i luminosi neon blu di Las Vegas, senza mai dubitare delle sue convinzioni e seguendo con fiducia i segni che la guidano. Quando Clyde (interpretato da Rory Culkin), il ragazzo del quale si innamora durante il soggiorno in Nevada, le regala un paio di occhiali da Lolita, sappiamo che lei non è più una ragazza come un’altra ma è una creatura straordinaria: anche quegli occhiali a forma di cuore nel buio della città dei vizi, diventano più dolci sul suo viso, acquistando un nuovo significato. Clyde stesso le dice di doversi assicurare che lei “sia reale” perché la serenità imperturbabile unità alla purezza dei sentimenti con i quali Rachel affronta gli eventi la rendono una vera e propria divinità incarnata nel corpo di una ragazza quindicenne.

Electrick Children compie così l’impossibile, riuscendo a dimostrare tutta la forza di cui è capace l’innocenza fedele a sé stessa che non si lascia contaminare dalla violenza. A poco a poco anche lo spettatore più disincantato, immergendosi negli occhi blu elettrico di Julia Garner,  arriva a mettere in discussione l’ovvia realtà: perché non credere alla sua verità? Magari è accaduto davvero un miracolo… tutto può essere… del resto anche se la premessa può sembrare assurda, è ferocemente poetica: una vera favola contemporanea che diventa metafora spirituale e invita a riflettere su come sia difficile entrare in contatto con la propria anima, incontrare le persone giuste, fidarsi e affrontare il proprio destino senza perdere ciò che rende unico ognuno di noi.

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Electrick Children, è un film sognante e suggestivo, ma non solo, come tutti i film di culto possiede anche una certa atmosfera, di quelle difficili da descrivere ma che si fanno sentire subito dal primo sguardo. L’illuminazione, in particolare, è davvero qualcosa di spettacolare, un’alchimia surreale di realismo magico intriso di luci elettriche, insegne neon e i più bei colori del deserto.

Dopo averlo visto, difficilmente sarà possibile dimenticare la voce fuori campo che recita il Vangelo di Giovanni tra le strade illuminate di Las Vegas e probabilmente, anche noi come Rachel quando nella sua preghiera ringrazia i registratori e i telefoni,  ringrazieremo il cinema per averci regalato una visione così bella.

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