Se volessi cominciare in medias res, questa storia inizierebbe così: una peugeot familiare in viaggio, con a bordo una bibliotecaria charmant, una famosa scrittrice, un giornalista-saggista e due giovani scrocconi.

Se volessi cominciare dal principio, invece, questa storia racconterebbe di un libraio che non riesce a stare mai fermo, il quale – dopo Portici di Carta, Liberinbarriera, Torino che Legge e tanto altro – s’è inventato addirittura una rassegna libraria ad alta quota, in montagna.

Se volessi cominciare dall’epilogo – che è forse la parte più dolce di questo racconto – vi mostrerei una fotografia: una grande tavolata e le cose finite a scatafascio – cioè a piattoni di grigliate miste e litri vino rosso.

#libraioinvaligia

Sabato 21 luglio si è aperta la sedicesima edizione di “Pralibro”: una rassegna libraria che ogni anno a Prali, in provincia di Torino, accoglie scrittori lettori editori e tutti coloro che, di se stessi, darebbero una definizione in rapporto ai libri.

La rassegna – organizzata dalla Chiesa valdese, dalle librerie torinesi Claudiana e Il Ponte sulla Dora e dal Comune di Prali – si srotolerà fra le montagne per un mese intero (fino a sabato 25 agosto) e porterà ad alta quota, fra gli altri: Marco Balzano, Margherita Oggero, Laura Pariani, Valentina Fortichiari, Giusi Marchetta, Nando Dalla Chiesa, Anna Foa, Gian Carlo Caselli, Pino Pace e Nicola Attadio. Tutti con gli scarponcini ai piedi.

Ma non ci saranno solo parole e letteratura: anche musica, teatro, mostre fotografiche e laboratori animeranno per più di trenta giorni questa gentile cittadina che fa compagnia alle Alpi Cozie (qui il programma completo).

Il libraio-matto in questione, quello a cui si deve il principio del racconto, è Rocco Pinto, che per Torino è un’istituzione: a metà strada fra un moderno Atlante per il mondo culturale della città ed un eterno ragazzino che coi tacchetti infangati scorrazza per il campetto di calcio dietro casa, è a lui che dobbiamo, fra le altre cose, il passaggio per Prali – il giorno dell’inaugurazione – sulla peugeot di Cecilia Cognigni in compagnia di Margherita Oggero (alla quale trovo il coraggio di chiedere un autografo per la mia copia di Non fa niente solo dopo un’ora di viaggio e imbarazzo).

Rocco è il proprietario della libreria torinese Il Ponte sulla Dora, attorno alla quale ha saputo creare una famiglia di aficionados di tutte le età, professioni e temperamenti, ed un ambiente di incontri, iniziative e letture vivo entusiasta e profondamente umano, che dimostra nei fatti come le librerie possano essere un patrimonio culturale per l’intera società, un ambiente a cui non solo si partecipa ma a cui si appartiene, come ad una grande famiglia.

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Appena arrivati a Prali, lasciamo in hotel i bagagli – sì, all’Hotel delle Alpi ci sono pizzi eleganti alle finestre e rivestimenti di legno su tutte le pareti, come nelle migliori baite di montagna – e poi per prima cosa visitiamo la libreria allestita appositamente per il periodo della rassegna: diecimila volumi, fra cui – esposti in un angolo tutto per loro – i libri consigliati da tutti i librai d’Italia che si sono uniti all’iniziativa #libraioinviaggio, inventata dalla libraria milanese Cristina Di Canio (Il mio Libro). I loro consigli spaziano da Mr Vertigo di Paul Auster a Trattato di economia affettiva di Paolo Nelli, da Dopodomani non ci sarà di Luca Rastello a Paradisi minori di Megan Mayhew Bergman.

È tutto pronto per l’inaugurazione: occupiamo il nostro posto fra il pubblico e alle quattro e mezza in punto si aprono le danze. Per qualche minuto a testa, Giuseppe Laterza, l’Assessora alla Cultura del Comune di Torino Francesca Leon e l’Assessora alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi, Rocco Pinto e Sara Platone (della libreria Claudiana), Antonio Sgobba – il quale era con noi sulla peugeot, autore del bellissimo saggio Il paradosso dell’ignoranza da Socrate a Google – la lettrice Vis-à-vis Chiara Trevisan e molti altri intervengono con i propri consigli di lettura, partendo dal significato personale dell’atto di leggere e dal senso di una rassegna letteraria come Pralibro. Prendiamo nota dei titoli citati e appena si chiudono i microfoni ci fiondiamo in libreria come aquile sulla preda: Maestoso è l’abbandono di Sara Gamberini, La frontiera di Alessandro Leogrande, A misura d’uomo di Roberto Camurri e l’ultimo libro di Tito Boeri sono il nostro bottino.

Ma il momento più atteso è lo spettacolo della sera: a luci soffuse Marco Balzano legge alcuni passi dal suo ultimo capolavoro Resto qui, alternandosi ai brani eseguiti dal Duo BraGal, chitarra classica e flauto traverso. Perdiamo coscienza per qualche minuto, ipnotizzati.

Marco Balzano con il Duo BraGal, ph. Maria Cristina Traversi
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Prima di andare a dormire, fumando sul balcone sotto un cielo che naturalmente ha molte più stelle di quante ne abbiamo mai viste in città, in quest’atmosfera tranquilla e tersa e senza rumori di auto e di tram, propiziatrice di un sonno tranquillo da infanti, riflettiamo su quello che ci sta capitando: qui si è fatta una comunità.

Pralibro non è una rassegna come tutte le altre, è una tavola rotonda: qui non si assiste, ma si partecipa. E, se si è dell’umore adatto, si appartiene. Qui ci si chiama per nome, si discute, si dà un contributo: ci si sente chiamati al grande gioco dell’evento.

E quando al mattino ci troviamo tutti insieme a fare colazione sotto il sole scherzoso delle nove, non sappiamo dire se questo cerchio di cappuccini, torte e brioche, di antropologhe librai musiciste scrittori e artiste di strada sia un altro incontro da programma, la continuazione dell’unico grande evento che è Pralibro o un momento intimo, una pausa, a cui siamo ammessi per capire meglio, dall’interno, che cosa sta succedendo.

Dopo pranzo – quello della grigliata e vino rosso – sfruttiamo il passaggio in macchina che ci offrono Madalina e Roxana, le due incredibili musiciste del Duo BraGal, insieme a Chiara Trevisan (che tra la colazione ed il pranzo ha trovato il tempo per commuoverci a lacrimoni leggendo due poesie, Amore a prima vista di Wisława Szymborska e Tattica e strategia di Mario Benedetti), e così torniamo, sazi e abbioccati, a Torino: a quei tredici gradi in più, alla confusione delle auto e dei tram, alle nostre letture cittadine.

Il pensiero, da quel momento, tonerà spesso a quelle montagne, all’accoglienza che quel piccolo universo gentile ci ha riservato, a quell’idea di comunità che non si limita a parlare di libri ma sui libri, sull’amore per la lettura, si è costituita e, continuamente, si costruisce.

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