OPERAZIONE RADIO TIRANA | Albania on the road (Parte 2)

OPERAZIONE RADIO TIRANA | Albania on the road (Parte 2)

Morsi Dhermi
Morsi, Dhermi

Dicevamo… dove si va in Albania?

Nel caso in cui vi foste persi la prima parte della nostra guida pratica per brevi vacanze in Albania, potete recuperarla qui.

Se, al contrario, stavate aspettando con ansia da non dormirci la notte il nostro itinerario, eccolo quiiiii! Dettagliatissimo. Potete copiare e incollare a piene mani!

Noi avevamo a disposizione cinque giorni di inizio estate, per cui abbiamo deciso di prediligere alcune zone rispetto ad altre che avrebbero richiesto più tempo in termini di spostamenti.

Insomma, è un itinerario non esaustivo ma che speriamo possa esservi utile come base per organizzare il vostro viaggio!

 

GIORNO 1 – TIRANA

Tirana a giugno può essere una città molto calda. Il clima è quello delle nostre città dell’entroterra, ma la vista invece ricorda quella delle città balcaniche di Belgrado o Sarajevo. Da qualsiasi punto del centro svettano alte montagne. Quelle che di inverno, nelle giornate serene e ripulite dalla bora, capita di intravedere innevate anche da Bari. In fondo, ve ne accorgerete, l’Albania è davvero a un passo dalle nostre coste, come la storia ci insegna.

Vicoli di Tirana
Tirana, visione molto parziale

Di Tirana colpisce la vita: è una città viva, si percepisce il fermento. Non la si può definire “bella”, almeno non nel senso classico del termine, diciamocelo apertamente. Con i suoi locali strapieni, i grattacieli discutibili e le gru in ogni dove. Ecco, forse le gru sono la cosa che rimane impressa di più. Dalla piazza Skanderberg, il cuore della città, ruotando a 360 gradi, oggi se ne contano almeno nove. Salgono lungo i fianchi di grattacieli nuovi e di design che sorgono accanto all’antico e al vecchio. Tra la cima di un minareto che canta la preghiera e la cupola di una chiesa ortodossa, è il sincretismo dei Balcani che rimane, in un Paese in pieno fermento tecnologico che prova a dimenticare una storia recente molto difficile.

E poi c’è il mercato. Quanto è bello visitare i mercati delle città? Il mercato di Tirana si chiama Pazari i Ri. Sotto una struttura moderna, si vende la tradizione. Incontrerete decine di banchi di frutta e verdura: l’Albania è un paese molto agricolo, infatti. Lungo le strade, in giugno, o nelle piazzole di sosta vi capiterà di trovare tantissimi contadini che vendono fichi, miele, pesche, angurie e ciliegie. Come spesso accade anche in Puglia, Sicilia, Calabria. Al mercato troverete anche pesce freschissimo, diversi tagli di carne (halal e non. Il sincretismo e la convivenza, di nuovo), tappeti colorati, spezie di ogni tipo e profumo. Vi rimarranno impressi proprio questi ultimi, i colori e gli odori, insieme a una lingua che difficilmente riesce a farsi intuire.

La sera di un giorno infrasettimanale, Tirana ci appare vivissima. Nei ristoranti che non prendono prenotazioni per cenare bisogna aspettare un pochino. Nell’area di Blloku, quella dei locali delle molteplici forme della movida, sui marciapiedi si cammina in fila.

Scegliamo il Tymi Restaurant e ne siamo felicissimi. In un ambiente post-industriale con vecchie insegne e una carcassa di un van, si serve la cucina della tradizione a prezzi veramente bassi (abbiamo speso meno di 18 euro in 3. Non a testa eh, proprio in tre!). In una sala coloratissima e arredata da neon di dubbio gusto, svetta un maxischermo che riproduce nientepopodimeno che video di MTV anni 90 che non riusciamo a smettere di guardare per tutta la cena. Come se le distrazioni non bastassero, nel locale c’è un gatto ruffianissimo che gironzola per i tavoli. Ecco, forse è meglio abituarvi all’idea, soprattutto se siete allergici, perché i gatti in Albania sono ovunque. Soprattutto dove c’è da mangiare. Quindi, ovunque.

Dopo cena ci spostiamo al Blloku, in una via piena di locali in cui sembra di essere a Milano, scegliamo – suggeriti da un amico del posto – il Colonial Cocktail Bar. Chapeau. Cocktail veramente ottimi, ambiente curato e prezzi un po’ più alti della media di Tirana. Ma ne vale la pena.

Per dormire abbiamo scelto il Senator Hotel Buon rapporto qualità prezzo, posizione centrale, parcheggio. Per una tripla abbiamo speso 75€ totali, colazione inclusa.
(Potete rileggere la frase, non ci sono typo).

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GIORNO 2 – BERAT E DHERMI

La mattina ci alziamo presto e subito dopo colazione partiamo per Berat. Da Tirana dista circa 1h 45m di auto. La strada è buona, in gran parte a due corsie. Scorre senza problemi, insieme a un paesaggio che cambia in continuazione. Anche questo è un altro grande privilegio dell’on the road in Albania: il susseguirsi dei suoi paesaggi e l’impossibilità di annoiarsi per i viaggiatori.

Arrivati a Berat scegliamo di visitare sia l’area delle rovine del castello sia la piccola cittadina, patrimonio UNESCO, nota per le case con le finestre strette e ravvicinate. L’accesso al castello in auto è abbastanza pratico, a parte l’ultima salita. Magari non parcheggiate proprio in cima se non avete un 4×4. Alle prime gocce di pioggia abbiamo visto una macchina slittare sul selciato lucido. Bene, ma non benissimo. L’ultima salita non è ripida e si affronta tranquillamente a piedi.

Il Castello di Berat (in albanese Kalaja e Beratit) è uno dei più antichi castelli dell’Albania, costruito su una roccia alta 187 metri nella sponda destra del fiume Osum. Vale la pena passeggiare tra le sue rovine anche per incontrare gente del posto che vive ancora tra le mura medievali e per godere della vista dei minareti e delle torri. Mentre passeggiavamo per una delle vie strette accanto al museo, una signora ci ha invitati a entrare in casa sua, adibita a bed&breakfast, a prendere un caffè. Su un tavolino barattoli di marmellata di fichi fatta in casa e una crostata ai fichi appena sfornata. Se da un lato è un modo per approfittare del turismo, dall’altro è il modo migliore per farlo in maniera estremamente autentica. Speriamo non cambi troppo. Ma ci torneremo .

Chiesa Bizantina, Berat, Albania,
Chiesa Bizantina, Berat

La cittadina di Berat si trova a distanza di 3 chilometri in auto dal castello. Vi consigliamo di parcheggiare sulla riva opposta del fiume per poter passeggiare sulla sponda che vi regala la migliore vista d’insieme della cittadina (bellissima!). Le stradine in pietra ricordano quelle dei borghi abruzzesi come Pescocostanzo o Alfedena, mentre le finestre così strette sembrano feritoie sui muri bianchi. I tetti bassi segnano il confine tra un’abitazione e l’altra.

Passeggiando sempre sulla sponda opposta alla città, veniamo attratti da una trattoria dove decidiamo di fermarci per pranzo. Si chiama Tradita e Beratit. Anche qui, c’è un gattino stupendo che gioca dentro e fuori dalla sala. Ma soprattutto ci viene presentato un menù fisso turistico che inizialmente ci fa storcere il naso, abituati come siamo alle fregature di questo genere. Ci sbagliavamo. Il menù fisso è una degustazione di prodotti locali buonissimi a un prezzo più che accessibile: carne, verdure, formaggi e la solita (buona, dai) birra albanese: Korka. Vale la pena. La struttura peraltro è anche una guest house. È stata appena ristrutturata e abbiamo visitato una camera molto carina interamente in pietra a vista.

Nel pomeriggio partiamo per Dhermi. La traversata in auto è lunga (2h45), ma che spettacolo! Dopo la prima parte di campagna pianeggiante, infatti, la strada sale tra tanti (tantissimi, troppi) tornanti e il paesaggio cambia drasticamente. Man mano che si sale la vegetazione si fa montana. La temperatura cala di 10 gradi. E improvvisamente sembra di essere in Trentino, circondati da conifere! Davvero eh, fa ridere, ma non stiamo scherzando. Se soffrite l’auto, comunque, per questa parte munitevi di Xamamina. Se guidate, invece, munitevi di pazienza. Ma, ancora, ne vale la pena.

Quando inizia la discesa, tra capre e mucche in giro un po’ a caso, abbondano i punti panoramici dove la montagna scende a picco fino al mare. Dhermi è là in fondo e riusciamo a scorgerne soltanto una parte di mare dal blu vivissimo. La sensazione è che qui il potenziale turistico sia stato ampiamente colto. Molte case sono state ristrutturate. Sono sorti nuovi villaggi e residence con appartamenti moderni e sull’orizzonte se ne vedono altrettanti in costruzione. Muri grigi, finiti a metà, da cui puntano al cielo aste di ferro arrugginito. Anche qui, come a Tirana, un Paese che cresce a vista d’occhio. Forse troppo in fretta?

Lasciamo la macchina in un hotel appena inaugurato (merita!): Gogo’s Boutique Hotel. Talmente nuovo che la strada per arrivarci è ancora sterrata e la nostra camera sembra fresca di vernice. Parcheggio comodo, pulizia rigorosa, stanza vista mare. Colazione in terrazza affacciata sulla stessa vista. E volete sapere il costo? 85 euro a notte per una camera tripla. Non svegliateci!

Ok, una scomodità era inclusa nel prezzo: non è praticissimo arrivare al mare a piedi. Abbiamo preferito scendere di nuovo in auto per un paio di minuti lasciandola al limitare di un nuovo villaggio. Destinazione: Morsi.

Morsi, vicino a Dhermi
Morsi, vicino a Dhermi (sì, l’abbiamo usata anche nell’altro articolo ma ci piaceva tanto!)

Morsi è letteralmente un terrazzo sul mare che dà su una caletta di sabbia e scogli veramente molto carina. Quando arriviamo sono le 18:00 circa, quindi siamo gli unici bagnanti sulla spiaggia: l’acqua è di un blu che sembra finto. Ricorda la Sardegna o alcune calette della Liguria. Naturalmente scegliamo di fermarci al bar sopra la spiaggia, che offre birra, vini e cocktail con vista tramonto e pure una buona pizza (che a quanto pare è il piatto forte di tutte le spiagge albanesi. Per ogni spiaggia troverete una pizzeria quasi sempre con forno a legna. Boh!).

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GIORNO 3 – BORSHIT, SYRI I KALTER E SARANDA

Ancora non ci siamo abituati ad avere questi piccoli lussi a bassissimo prezzo, quindi la mattina dopo ci sembra una sorpresa fare colazione in terrazza con vista mare. Le colazioni in Albania, almeno negli alberghi dove siamo stati, sono sempre internazionali: non aspettatevi infinite varietà, ma senz’altro diverse opzioni di dolce e salato. Il caffè è solitamente e stranamente bevibile, altro colpo di scena!

Risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso Plazhi i Borshit (Solymar beach) dove capitiamo in un Bagno che sembra creato apposta per essere Instagrammato e riusciamo a noleggiare un ombrellone e tre lettini per tutto il giorno a 9€ totali. Non a testa, totali. Per tutto il giorno. Ma le strutture italiane come possono competere con questi prezzi? Ci chiediamo…

Plazhi i Borshit (Solymar beach)
Plazhi i Borshit (Solymar beach)

E il mare che ci aspetta davvero non ha nulla da invidiare a quello di certe zone dell’Abruzzo o delle Marche. Ci rilassiamo per qualche ora, godendoci un’acqua con temperature miti e una spiaggia semi deserta: è venerdì mattina e ancora non c’è stata l’invasione turistica del weekend o di agosto. Plazhi i Borshit offre anche un bar per sfuggire alla calura di mezzogiorno e – indovinate – un forno a legna per la pizza!

Unica pecca: la musica del lido era fastidiosamente alta. Ma forse siamo noi che stiamo solo invecchiando…

Scottati dal sole (sì, mamma, abbiamo messo la crema) e con il sale tra i capelli, proseguiamo il nostro viaggio verso una delle mete più affascianti dell’Albania: il “Blue Eye”! Il Blue Eye, in albanese “Syri i Kalter”, è una sorgente di acqua naturale del Bistricë, un fiume lungo 25 km che termina a sud di Saranda. La sorgente è chiamata così per il suo colore azzurro intensissimo e trasparente, che sembra un “grande occhio blu”, così profondo che non si riesce a scorgere il fondale ad occhio nudo. Non solo, sembra che nonostante siano numerosi i diver che studiano questo fenomeno, ancora non sia certo cosa alimenti questa serie di sorgenti sotterranee che si trovano a una profondità di oltre 50 metri. Anche sulla profondità effettiva c’è un dubbio perché nessun sub è mai riuscito ad arrivare davvero fino in fondo, complice anche la forte corrente di risalita.

Blue Eye Albania
Il Blue Eye!

NDR: eravamo cascati nel tranello delle foto stupende, per cui ci eravamo tenuti addosso il costume pensando di riuscire a farci pure un bagno ma no. (Fortunatamente) il Blue Eye non è balneabile anche e soprattutto per ragioni di sicurezza. Altra dritta: NON andateci in pieno giorno. Meglio prediligere il mattino molto presto o la sera verso le 18 come abbiamo fatto noi. La ressa dei turisti sarà diradata e potrete godere della vista dal terrazzino sopra la sorgente praticamente da soli.

Ci sono anche alcuni ristoranti e bar vicino alla sorgente, dove vi consigliamo di fermarvi per un po’ di ristoro dalla calura estiva: il Blue Eye è una sorta di oasi verde e fresca che vi consentirà di trovare refrigerio per qualche ora. Candidato a diventare patrimonio UNESCO, si tratta di un sito naturale sensibile e delicato, che richiede particolare attenzione e cura per essere preservato. Ad esempio, è raggiungibile soltanto dopo una passeggiata di un paio di chilometri e sono diverse le specie animali che popolano i dintorni del lago.

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Per la notte, invece, ci spostiamo a Saranda. E – achtung achtung! – su Saranda desideriamo spendere qualche parola non buonissima, ma onesta. Saranda è caotica, rumorosa ed eccessivamente turistica. Non ce ne vogliano i nostri nuovi amici albanesi, ma già dall’arrivo siamo rimasti un po’ delusi. Ma delusi soprattutto perché quando dici a chiunque che vai in Albania, la reazione comune è: “Ah figo! Dov’è che vai? Saranda?”. Quindi, ecco, avevamo erroneamente delle aspettative più elevate.

Il nostro intento non è scoraggiare i viaggiatori sul visitare o soggiornare a Saranda, piuttosto l’intento è quello di dare un alert su cosa aspettarsi – crediamo fortemente che la consapevolezza sia alla base per affrontare anche viaggi in zone più costruite e meno veraci di altre. La consapevolezza del viaggiatore è anche immersione nella realtà.

Ecco. Saranda è un chiassoso e grossolano dedalo di palazzoni. Ricorda la nostra riviera romagnola nei roaring 90s. Un galeone coperto di neon e musica a palla sta prendendo il largo con non troppa sobrietà, mentre ci affacciamo per la prima volta dalla minuscola stanza del nostro Porto Eda Hotel (struttura prenotata come apparentemente miglior rapporto qualità prezzo per quel venerdì e sabato. 218 euro totali per una tripla vista mare per 2 notti. Meh, visti i costi precedenti!).

Sotto il balcone un brulicare di gente e di musica italiana classica sparata a palla (avremo sentito almeno 10 volte Celentano e Mina! Alla fine canticchiavamo h24 anche noi). Ristoranti: full.

Vie: full. Discoteche: full. Abbiamo cenato velocemente al Bar Restaurant Limani, nel porto sotto l’hotel, dove bisogna armarsi di pazienza e fare un po’ di coda. Ci hanno segnalato anche come molto buono il ristorante Taverna Fish Filipi, ma non abbiamo fatto in tempo a provarlo.

Se cercate la movida albanese, Saranda sembra essere il posto giusto per voi: pare sia la parte più glamour della costa albanese. Noi, onestamente, non ci torneremmo. Ma, ancora una volta, forse stiamo solo invecchiando…

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GIORNO 4 – KSAMIL

spiaggia Ksamil Albania
Le spiagge di Ksamil

La mattina è il turno di Ksamil, finalmente! Gettonatissima meta del litorale albanese, dopo la notte a Saranda partiamo con la stessa serenità e docilità dei giudici di Cortesie per gli ospiti. No, dai, non è vero. Eravamo in vacanza. Però un piccolo terrore di avere finito la parte bella dell’Albania ci era venuto. Fortunatamente siamo stati smentiti in un batter d’occhio!

Da Saranda a Ksamil si arriva in circa mezz’ora. Poi dipende dal lido che scegliete. Noi abbiamo consultato plurime fonti locali, e abbiamo optato – ovviamente – per i posti sui quali l’algoritmo di Meta, appena saputo che andavamo in Albania, ci bombardava da mesi.

Puntiamo dritti dritti al lido “Pema e Tathe”. Ci si arriva dopo un po’ di strada sterrata, ma fattibile. Chiudete i finestrini 😉

Obiettivo: prendere una di quelle pagode con lettini sospesi sopra l’acqua azzurra. Missione: fallita.

Fallita perché ci avevano detto di prenotare, ma non siamo riusciti ad avere risposta nei giorni precedenti. Abbiamo appreso poi, una volta lì, che era qualche giorno che stavano avendo problemi di internet (baaaaah, magari è vero eh. E’ un po’ come quando vuoi

pagare con la carta e “Ci si è rotto il POS proprio stamattina”! che sfiga…). Leggendo in giro, comunque, a quanto pare a a volte si riesce davvero a prenotare, ma con largo anticipo di almeno 7/10 giorni:

Lido: Pema e Tathe

Prenotazioni via Whatsapp: +355 69 370 2363

I lidi a Ksamil hanno prezzi italiani, diremmo. Pagoda super Instagrammabile (abbiamo deciso di chiamarla così): siamo sui 50 euro al giorno. Ombrellone e lettino: 15. Ed era fine giugno. Su Agosto non sappiamo se i prezzi restano uguali, ma su quel mese permane la sensazione di ‘hic sunt leones’.

Quindi, con le pive nel sacco abbiamo optato per il lido accanto. Perché da Google Maps sta cosa mica si capisce bene, ma in realtà accanto a Pema e Tathe ci sono almeno altri 2 stabilimenti. In comune hanno poi i bagni e il ristorante che – ovviamente – fa solo pizza al forno (buona). Fun fact: non abbiamo mai mangiato così tanta pizza come nei 3 giorni di mare in Albania!

Spiaggia Albania
Ancora Ksamil, Albania

Ci accaparriamo una pagoda con tendine, un ombrellone e un lettino e con 70 euro portiamo a casa la giornata. Non è poco per gli standard albanesi, ma è diventato decisamente poco rispetto agli standard di certe spiagge italiane.

E le spiagge libere? Ci sono, da qualche parte, ma non le abbiamo provate perché avevamo solo un giorno e volevamo rilassarci senza rischiare di finire impantanati in percorsi polverosi e non battuti. Però la vita wild è ancora possibile, si trovano diverse info online. C’è ampia scelta, ecco.

Fun fact: in quella zona di Ksamil non prendono i cellulari ma prendono i cellulari. No, non ci siamo drogati. La rete albanese a Ksamil non prende ma quelle colline che vedrete davanti, lì in mezzo al mare – forti della nostra scarsissima conoscenza di geografia – abbiamo appreso essere Corfù. Quindi Grecia quindi… roaming! Abbiamo switchato i telefoni sulla rete greca e abbiamo potuto evitare l’isolamento. In possesso di internet, infatti, abbiamo scoperto che Ksamil significa ‘6 miglia’. E sei miglia sarebbe appunto la distanza da Corfù – che noi avevamo calcolato essere molto minore, immaginando di andarci a nuoto. Grazie a dio nessuno ha voluto testare la distanza effettiva.

Ah! Anche qui sempre tutto cash. Quindi prelevate prima, altrimenti poi dovete ritornare alla casella di partenza.

La sera dovremmo rientrare a Saranda, ma anche no. Lì facciamo solo base. Scartabellando su Google Maps individuiamo un ristorante su una laguna dietro Ksamil. The Mussel House. Prenotiamo via whatsapp con uno staff gentilissimo (+355 69 232 9231) e ci accaparriamo un tavolo vista allevamenti di cozze. Abbiamo mangiato veramente bene, bevuto non molto e speso in fondo poco per la zona, la location e il suo essere comunque turistica: 35 euro in totale in 3. Trentacinque. Sauté di cozze, cozze con la panna, patatine, ancora cozze, birra, ancora patatine, acqua. Ci sta!

Torniamo a dormire a Saranda dove ci aspetta sempre il galeone con i neon che va avanti e indietro per il golfo. Inizia a starci simpatico. Ci ricorda l’infanzia nella Rimini degli anni d’oro. E poi la terrazza dell’hotel ha una bella vista sul golfo.

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GIORNO 5 – GIROKASTER E TIRANA

Prima di rientrare a Tirana dove abbiamo il volo la sera per rientrare in Italia, scegliamo

Castello di Argirocastro
Castello di Argirocastro

di visitare  Gjirokaster (Argirocastro). Ed è stata un’ottima idea! Nonostante il caldo, Argirocastro è una bellissima passeggiata attraverso una delle più antiche città albanesi. Inclusa anche lei tra i Patrimonio dell’UNESCO, è un mix di cultura e architettura greca, romana, bizantina, turca e albanese. Il castello – che si visita pagando un biglietto di 200 LEK (2 euro) – val bene la scalinata di pietra che dovrete percorrere sotto il sole per accedervi: è ben conservato e offre una vista panoramica della cittadina e dei dintorni.

Argirocastro è un borgo turistico, che aumenta ogni anno i propri visitatori, – lo si capisce dai baretti e dai tanti negozi di chincaglierie, ma l’insieme non disturba, anzi. A fine giugno c’è anche un festival che si dipana attraverso tutti i luoghi simbolo della città. Qui le info sull’edizione 2023, ma sembra ci sia ogni anno.

Visitata la città è il momento della lunga marcia verso Tirana. Abbiamo il volo la sera, ma vogliamo fare un’ultima passeggiata per il centro (ignari che ad attenderci ci sia una bomba d’acqua, ma quando si viaggia con Gabriele – che ancora non ha capito che dovrebbe monetizzare questo talento – andrebbe messo sempre in conto).

Per pranzare applichiamo il metodo infallibile dello scartabellare Google Maps alla ricerca di posti in luoghi remoti e fuori dalle rotte turistiche. Grande vantaggio dei viaggi in auto! Troviamo questo posto delizioso dal nome solo apparentemente preoccupante: Hotel Lord Byron.

Argirocastro Albania
Argirocastro

Il ristorantino – in cui si può pagare anche con la carta! – è una trattoria tradizionale albanese dove si mangia da Dio spendendo pochissimo. E tutto quello che mangiate è coltivato tra il loro orto e quello dei contadini della zona. Peperoni grigliati ripieni di formaggio. Verdure, byrek, tzaziki, feta, carne, pane casereccio. Tutto veramente squisito! E personale di una gentilezza infinita.

Cercando di evitare l’abbiocco – si riparte verso Tirana.

 

 

 

 

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QUINDI.

Quindi, ecco, l’Albania ci è piaciuta molto. Ci ha stupito in positivo, soprattutto.

Forse una delle caratteristiche più curiose di questo Paese è che ti sembra di essere ovunque. È difficile da spiegare, ma ogni 20 chilometri in auto i paesaggi cambiano completamente. A volte ti sembra di essere in Puglia, altre in montagna, altre in Abruzzo. A un certo punto pure in Malesia, nel senso che alcuni elementi ci hanno ricordato davvero il sudest asiatico! L’Albania è una scoperta continua e ci ha fatto capire anche quanto pesano i nostri bias culturali e storici sulla memoria e sulla percezione collettiva.

L’Albania è un Paese gentile, fatto di persone estremamente ospital. È un Paese simpatico ed è anche un Paese che ha una estrema voglia di crescere e di “vendersi” almeno agli Europei come una delle principali mete turistiche dei prossimi anni!

Insomma, andateci.

(Ahinoi, non ci ha pagato nessuno per dirlo)

 

Questo articolo è di Francesca Bianchi e Gabriele Zagni

 




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