Before the Flood: punto di non ritorno

Before the Flood: punto di non ritorno

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Before the Flood, Punto di non Ritorno nella traduzione italiana, è un documentario del 2016 prodotto in collaborazione con il National Geographic, con il contributo di Leonardo di Caprio, che ne è anche voce narrante e testimone oculare dei cambiamenti climatici raccontati. Dal 2016 il discorso sul clima si è notevolmente approfondito, anche grazie ad una forte spinta dal basso, che ha portato alla Settimana per il Clima e alle manifestazioni globali per l’ambiente di questi ultimi giorni.

Eppure tutto questo non sembra ancora essere sufficiente per una presa di coscienza collettiva di un problema che forse troppo spesso viene percepito ancora come qualcosa di astratto, qualcosa che non ci riguarda da vicino.

Ricordate la grande copertura mediatica dedicata alla foresta amazzonica che bruciava quest’estate? Ora fate mente locale: sta bruciando ancora? Quand’è l’ultima volta che avete sentito o letto dell’Amazzonia? I media hanno gradualmente perso interesse, come succede quasi sempre per qualsiasi argomento percepito come “lontano”, e l’ordinarietà delle cose è tornata a prevalere, sui giornali e nelle nostre teste.

È qui la prima grande difficoltà che si incontra ancora quando si parla di cambiamenti climatici: è difficile mantenere alta l’attenzione, creare una conversazione, avere a disposizione fatti e informazioni chiare. Le tematiche che si intrecciano in questa questione sono talmente tante, e talmente complesse, che è difficile avere un quadro generale. Se provate a parlare con qualcuno di clima, molto probabilmente la conversazione morirà dopo poche battute, nonostante le manifestazioni di questi giorni.

Before the Flood da questo punto di vista ha il grande merito di avere cercato di fornire un quadro complessivo della situazione, individuando quelle che sono ritenute dalla maggior parte degli scienziati come le cause principali del riscaldamento globale – carbone, petrolio e gas naturali – e indagando le principali conseguenze e cambiamenti in corso, dallo scioglimento dei ghiacciai al conseguente innalzamento del livello del mare, dalla deforestazione al fenomeno, di cui sentiremo sempre più spesso parlare, delle migrazioni dovute al clima. Lo fa con immagini spettacolari e con la voce di Di Caprio, che, girando per il mondo, fa da testimone e narratore dei cambiamenti climatici in atto.

Gli effetti del riscaldamento globale ci sono, sono visibili e tangibili per alcune popolazioni più che per altre, ma solo chi vuole coprirsi gli occhi può continuare a non vederli. Purtroppo viviamo in un mondo in cui, per difendere gli interessi delle lobby industriali e di conseguenza i propri interessi politici, il governatore della Florida sostiene che il riscaldamento globale non esiste, mentre una delle principali città del suo stesso stato, Miami Beach, si trova costretta a stanziare milioni di dollari per interventi volti ad alzare il livello delle strade a causa delle inondazioni sempre più frequenti. Lo stesso Trump ha più volte dichiarato che i cambiamenti climatici non sono reali, e ha già annunciato, qualora venisse rieletto, l’intenzione di far uscire gli Stati Uniti dagli accordi presi a Parigi nel 2015, che dovrebbero entrare in vigore dal 2020.

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Before the Flood è stato girato proprio nel periodo in cui i delegati dei principali paesi del mondo si sono incontrati a Parigi e si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni di gas serra, per contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi Celsius.

Sebbene possa sembrare irrilevante parlare di un aumento di temperatura globale di 1,5 gradi, le conseguenze sarebbero in realtà comunque molto gravi, ma potrebbero essere disastrose già con un aumento di 2°C. Ad esempio, per le barriere coralline si parla della differenza tra la morte di una larga parte dei coralli attuali e la possibile estinzione, con tutte le conseguenze sull’ecosistema marittimo che questo comporterebbe (e considerando che il 50% delle barriere coralline di tutto il mondo è morto negli ultimi 30 anni a causa dell’innalzamento delle temperature). O ancora, con un aumento di 2° C la siccità colpirebbe 60 milioni di persone in più in tutto il mondo rispetto a un aumento delle temperature contenuto a 1,5°C.

Quest’impatto devastante chiaramente non può essere fermato solo dall’azione individuale, e il documentario non lo nasconde. È necessario un impegno dei governi, della politica, e delle principali industrie, ma quello che noi possiamo fare è innanzitutto prendere coscienza del problema e smetterla di minimizzarlo, facendo sì che anche i politici a loro volta non possano permettersi di ignorarlo. In secondo luogo ognuno di noi dovrebbe riflettere sulle proprie abitudini di consumo, senza nascondersi dietro la scusa che “tanto non lo fa nessuno”. Dall’alimentazione, all’abbigliamento, ai trasporti, ci sono sempre scelte meno sostenibili di altre.

Si tratta insomma di un quadro molto complesso, che DiCaprio paragona in modo molto efficace al trittico di Hieronymous Bosch, Il Giardino delle Delizie, dove il pittore raffigura la Terra in tre diversi momenti: come il luogo idilliaco del giardino dell’Eden nel primo pannello, come un mondo affollato e caotico, ma ancora rigoglioso, nel pannello centrale, e infine come un mondo morente e oscuro nell’ultimo pannello. DiCaprio ci immagina metaforicamente nel pannello centrale, ma il futuro potrebbe essere quello dipinto da Bosch se non invertiamo immediatamente il processo, cercando di porre rimedio ai danni che noi stessi abbiamo causato, prima del Punto di Non Ritorno.

Il Giardino delle Delizie – Hieronymous Bosch

 

Titolo Originale: Before the Flood

Anno: 2016

Regia: Fisher Stevens

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