L’ultratecnologia farà di te un’opera d’arte | TeamLab a La Villette, Parigi

L’ultratecnologia farà di te un’opera d’arte | TeamLab a La Villette, Parigi

“Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero?” chiedeva Morpheus a Neo in quel capolavoro della fantascienza che è Matrix. Ecco, addentrarsi oltre le porte d’ingresso della Grande Halle della Villette, in quell’angolo moderno e bizzarro di Parigi che è il 19e arrondissement, di questi giorni è come infiltrarsi in segreto in un universo parallelo da sogno, governato da una misteriosa tecnologia più grande di te. Se non fosse che il segreto è ormai condiviso da migliaia di persone entusiaste e che TeamLab: au-delà des limitesesibizione d’arte digitale prevista nel cuore del “parco culturale” de La Villette tra il 15 maggio ed il 9 settembre 2018 non è inquietante quanto l’universo in cui si muoveva Keanu Reeves all’alba del nuovo millennio. Anzi.

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Quella che si prospetta essere una fila lunga ma totalmente comprensibile per una delle mostre più attese dell’estate parigina, all’ombra della struttura metallica dalla memoria squisitamente art déco della Grande Halle, è allietata dal ritmo dei giovani che si susseguono sul piccolo palco di legno installato per lasciare ad ognuno la libertà d’esprimersi con la danza. La fila si staglia, tendendo all’infinito sotto ad una cappa di umidità soffocante, e sembra portare…ad un buco nero. Oltre la porta, un nulla scuro, morbido.

La Grande Halle de la Villette.

Una volta entrati, il buio è sconcertante. Appena qualche linea, all’entrata, prepara a malapena per ciò che aspetta dietro l’angolo. Il collettivo giapponese TeamLab – che si autodefinsice “un gruppo interdisciplinare di ultratecnologici” – dal 2001 si spinge oltre i limiti della tecnologia sconfinando in un’arte propompente e pioniera a cavallo tra ingegneria, matematica, programmazione, architettura e design. Il risultato, però, non è esattamente il freddo muro nero e verde acido di numeri asettici à la Matrix. 

Nella prima stanza, la confusione regna sovrana. I muri sono specchi, dal pavimento emerge un susseguirsi di pannelli semitrasparenti su cui danzano a ritmo di una lontana musica orientaleggiante le figure stilizzate di un’improbabile corte. Ci sono tamburini e grosse rane antropomorfe, guerrieri e trombettisti, personaggi impettiti dall’aria importante e poveri servi vestiti di stracci, tutti mossi da note che risuonano nell’aria. Se ci trovassimo ad una mostra normale, questi personaggi sarebbero presto dimenticati, lasciati indietro passando alla prossima sala.

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Ad Au-delà des limites, però, capita talvolta che procedendo lentamente lungo il corridoio, avvolto in un buio a cui gli occhi cominciano ad abituarsi, la musica ti segua e sulle pareti cominci a sfilare, riempiendo lo spazio che prima era occupato soltanto da qualche stella vagante, una processione di quegli stessi bizzarri personaggi che avevi appena conosciuto. Eterei ma dal passo deciso, si fanno strada davanti ai tuoi occhi, come in un sogno lisergico, carovane guidate da rane ed inquietanti schiere di conigli giganti che si fanno strada saltellando in slow motion.

Hai mai fatto un sogno talmente realistico da sembrarti vero? È l’arte digitale, bellezza. E senza il minimo bisogno di alcuna droga sintetica.

Se, fino a qui, TeamLab stupisce, è però la stanza più grande dell’esibizione a lasciare a bocca aperta facendo davvero di te, semplice visitatore, atomo irrilevante di un universo destinato all’entropia…parte integrante di una straordinaria opera d’arte. In una cascata scrosciante di luci e colori, circondati di enormi girasoli da far impallidire Van Gogh o di miriadi di piccoli fiori rosa, puoi decidere tu – con il semplice tocco di un dito, che svia interi sciami di lucine intente a correre sulle pareti o stendendoti a terra e facendoti inondare dai colori, diventando parte della tela su cui si svolge la magia – cosa ne sarà, di te, nel tutto che è il minuscolo universo di TeamLab. Persino i bambini hanno uno spazio dedicato, all’entrata, per giocare con salamandre ed insetti digitali ed interattivi all’interno di un’ipnotica vasca multicolore.

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Lo scopo dichiarato del collettivo, con questa esperienza immersiva, sensoriale ed omnicomprensiva, è di costruire una nuova consapevolezza negli esseri umani nei confronti della natura oltre le quattro partei di un museo; di creare nuovi legami tra il sè ed il mondo esterno tramite l’arte: “teamLab sees no boundary between humans and nature, and between oneself and the world; one is in the other and the other in one. Everything exists in a long, fragile yet miraculous, borderless continuity of life.” 

E – forse non altrettanto importante, ma sicuramente interessante – l’uso dei cellulari per documentare il tutto è attivamente incoraggiato. Non ce lo siamo fatti dire due volte.

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