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Il diario della mia scomparsa di Hideo Azuma, storia di una fuga

Di quando il creatore di Pollon fuggì

Mi ha sempre colpito il Giappone e il senso del dovere che il suo popolo ha nei confronti del lavoro: l’incondizionata accettazione di ritmi frenetici, i carichi pesantissimi e le ore passate in ufficio tanto da terminare la giornata sulla brandina messa lì vicino alla scrivania. Il mondo dei mangaka, con tante storie buffe e spesso stili spiritosi, può sembrare lontano anni luce da questa realtà eppure no, l’autodistruzione è dietro l’angolo e chi lavora con tavole e disegni ha purtroppo a che fare con questo genere di condizioni. Hideo Azuma, noto per essere il creatore di quel personaggio indimenticabile di nome Pollon, conobbe molto bene queste situazioni tanto da raccontarle nella sua autobiografia a fumetti Il diario della mia scomparsa.

“Questo manga si sforza di avere una visione positiva di tutta la faccenda. Quindi ho evitato il più possibile i disegni realistici. Perché sono difficili da fare e in più rendono tutto triste.”

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Il diario della mia scomparsa di Hideo Azuma, edito da J-Pop, è una risata che appena ti distrai ti lancia un pugno nello stomaco. È il racconto in prima persona di uno dei mangaka più famosi del Novecento che nel 1989 decise di abbandonare tutto (lavoro, fama e famiglia) e di vivere come un senzatetto, rovistando nell’immondizia e dormendo nei parchi. Tutto ciò, ovviamente, avvenne nei mesi più freddi dell’anno, perché Hideo Azuma decise di isolarsi completamente proprio a partire dai giorni vicino al Natale e a Capodanno. Nato nel 1950, al giorno della sua fuga Hideo Azuma era già famoso e proprio per questo, probabilmente, decise di attaccarsi al collo della bottiglia, chiudere la porta del suo studio e abbandonare tutto e tutti. Come ogni mangaka, la sua esperienza era iniziata in provincia per poi trasferirsi in città con il desiderio di trasformare una passione – il disegno – in un lavoro. E ciò successe davvero: tra la metà degli anni Settanta e la fine degli Ottanta i suoi lavori divennero noti, grazie soprattutto al passaggio dai manga erotici all’invenzione di serie destinate a diventare dei veri e propri successi, oltre ad adattamenti in serie animate: Pollon e Nana Supergirl. Eppure la fama non bastò, le richieste dagli editori erano incessanti e Hideo Azuma decise che tutto ciò, più che un sogno, si era trasformato in un incubo.

«Se si riesce a superare la fame e il freddo, la vita da senzatetto è piena di momenti piacevoli, visto che si è completamente liberi, non si hanno obblighi né limitazioni».

Con Il diario della mia scomparsa, il mangaka ripercorre le sue avventure fra parchi pubblici e cassonetti dell’immondizia per raccontare la sensazione di libertà in tavole che si contraddistinguono per un umorismo particolare, uno spirito giocoso che si riflette anche nello stile grafico dell’autore. Il tratto di Hideo Azuma è fatto di poche linee, la mimica è spesso iperbolica e gli sfondi quasi sempre accennati mentre i personaggi incontrati dal protagonista, pur essendo caricaturali, descrivono al meglio quello che vuole essere un racconto della realtà nascosta fra i successi di un traguardo, il disincanto per il raggiungimento degli obiettivi e l’importanza di curare la propria salute mentale in un paese non sempre così all’avanguardia come vorrebbe far credere. Una risata amara che rende ancora più potente le vicende del mangaka, la dipendenza dall’alcol trattato senza veli e portato subito in prima pagina per approfondire un senso di disagio e disperazione così forte da portare l’autore a una perdita di contatto con la realtà. 

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Titolo | Diario della mia scomparsa
Autore | Hideo Azuma
Casa editrice | j-pop
Anno | 2019

Nellie Airoldi
Nellie Airoldihttps://justanotherpoint.wordpress.com
Laureata in Beni Culturali e cresciuta in un piccolo paese della bergamasca, di lei dicono che non sappia stare seduta composta, che il piede sinistro stia sempre a giocare con quello destro passeggiando qua e là sotto il tavolo, immaginando insieme di essere altrove. Ha sempre un libro nello zaino e a volte spera che il proprio treno si possa fermare dove non è mai stata.
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