HO PERSO LA FEDE (RollingStone edition)

HO PERSO LA FEDE (RollingStone edition)

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Dedicato a tutti gli orfani di Rolling Stone

Sarà la pioggia, sarà che – no – a me settembre non ha portato una strana felicità, sarà che a me l’inverno ha sempre fatto schifo, sarà che trovo sempre un buon motivo per svegliarmi girata di culo (bonjour finesse) da quando ero poco più di un piccolo feto, ma oggi voglio lamentarmi. Che novità.

Rimando questo pezzo da un po’, perché non sono una persona a cui piace fare inutili polemiche (nota per chi mi conosce sul serio: fate del sarcasmo qui sotto e vi taglio le ruote della macchina), ma poco meno di un mese fa ho deciso che avrei smesso di comprare RollingStone. Quello che per voi potrebbe essere un esticazzi di elevate dimensioni, per me è un dolore. E chi scrive? Io. Quindi vi beccate il pippone questa breve e tenera storiella.

Svezzata a Pearl Jam e Nirvana nel periodo grunge della sorella maggiore (so cool, direte voi. Mica tanto, dico io. In mezzo c’è scappato pure Grignani) e cantautorato italiano nel periodo nonsappiamounaparolad’inglese di madre e padre, la giovane me cresce con una cultura musicale di tutto rispetto: non c’è da stupirsi se poco più che settenne si sveglia per un lungo periodo al grido di “voglio suonare la batteria”, e non c’è da stupirsi se la risposta sia ogni volta “tu sei pazza, ci cacciano dal condominio. Ma un flauto, no?”. Abbandonato il sogno di diventare Dave Grohl senza barba – e magari con un po’ più di tette, da allora mi limito ad ascoltare musica in maniera ossessiva, e a 14 anni Rolling Stone diventa la mia Bibbia.

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Ma guarda che sciava, altro che Stash

Potete immaginare il mio stupore quando, conducendo ricerche sui social a scopo socio-culturale (sìvabbeh, cazzeggiavo su Facebook), mi compare sulla home un primo piano di un un tipo pieno di glitter e con un panettone di capelli in testa – e no, non era il meraviglioso Bowie/Ziggy Stardust. Nemmeno Renato Zero. Facendo due conti, mi sono ricordata che non compro Cioè da più di 15 anni (avevo 9 anni ed ero innamorata di Leonardo Di Caprio, un po’ di comprensione gente). E infatti la copertina che mi era apparsa sulla home era quella di Rolling Stone, con il cantante dei The Kolors. Kolors, konlakappa.

Per chi non lo sapesse, ‘sti tipi sono un gruppo fresco fresco di talent targato De Filippi (Maria. La sfornaburattini dei talent. La Mangiafuoco di Mediaset. La moglie dell’uomo senza collo. Quella). Escono da Amici e daje con l’album. Inizia l’estate e daje col tour. Due mesi di fama, e daje con la copertina. Non sono qui a polemizzare sul fatto che per me non dovrebbero proprio esistere nel panorama musicale. Per carità, de gustibus, ognuno si dia allo stupro acustico che preferisce, il cattivo gusto di qualcuno non intaccherà la mia musibolla di felicità. Peace&Love. Il problema, fondamentale, è un altro: che ci fanno i The Kolors sulla copertina di RollingStone, di grazia?!

RollingStone è un’istituzione, o almeno lo era fino a qualche anno fa. Era il racconto distorto di uno stile di vita, quella rock’n’roll, quella del musicista che spaccava le chitarre, che si lavava i denti la mattina facendo i gargarismi con il Jack Daniel’s, e che andava a dormire nell’ora in cui i comuni mortali come noi si alzano per andare a lavoro (plebei, tzé); dell’hip hop fatto sul serio, da musicisti veri (e che non hanno “studiato presso la strada”, come dite voi sui social. Vi blocco tutti, per Zeus); e perché no, della cantante pop che diventa un’icona (e che adesso dovrebbe stare a casa, ma vabbeh, sono dettagli – avete capito di chi parlo, sì?). Personaggi, non solo musicisti, che hanno cambiato la storia della musica, dell’arte, dello sport: chi ha letto questa rivista almeno una volta sa che non si è mai trattato solo di musica.

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Condivisibile sguardo di disapprovazione

Sulla pagina facebook di Rolling Stone Italia, la copertina con Stash (non è colpa mia, si fa chiamare così davvero) ha scatenato l’ira di abbonati e appassionati alla rivista, giovani e meno giovani, e l’ignoranza dei commenti di risposta dei fan inferociti – un target che va dalle 12enni alle milf – dei The Kolors si è sprecata. Un inno alla banalità: dall’evergreen “siete solo invidiosi” al “solo perché sono usciti da Amici non vuol dire che non siano bravi. Hanno vinto il disco di platino”. EH NO. Qui devo correggerti, mia (non sempre) giovane amica dai dubbi gusti musicali. Quando esci da un talent show come Amici, la tua popolarità non è dovuta alla tua bravura, ma vai avanti in base a quante ragazzine in prepubertà si limonano il tuo poster appeso sul loro letto, e con i loro costosissimi smartphone inviano messaggi al programma, per far sì che tu rimanga nella gabbia più a lungo possibile. Magari sei lì dentro da due giorni, ma loro hanno già scritto il tuo nome in un cuore sul diario, inviato le partecipazioni di matrimonio, e puoi anche comporre canzoni con i rutti, a loro non importa, per loro sei il migliore. Daje. Quindi, tecnicamente, il disco di
platino l’avete fatto voi fansss, non Capelliapanettone e l’allegra comitiva. Per dire.

Non sono una purista del rock’n’roll nudo e crudo, onestamente non ne avrei nemmeno le competenze e non ascolto soltanto quello; ma mi incazzo se vedo un scempio del genere – tipo i The Kolors in copertina, e il nome di David Gilmour in piccolo a destra. Non puoi uscire da un talent e dopo un paio di mesi finire sulla copertina di Rolling Stone, per rispetto dei lettori e per rispetto di quelli che ti hanno preceduto. La copertina di Rolling Stone la devi meritare; e la tua invece non è stata meritata, è stata una pura, bassa, schifosa strategia di marketing. E bravo Coppola (direttore di Rolling Stone Italia, per chi non lo sapesse), a Settembre un sacco di ragazzine hanno preso 3 euro dalla paghetta e hanno comprato la rivista, magari solo per strapparne la copertina – che ne sanno loro di chi è David Gilmour, di chi sono i Pink Floyd? Fottesega se i Verdena hanno fatto uscire a fine Agosto Endkadenz vol. II, in copertina ci piazziamo Stash.

Sai che c’è? Io ho perso la fede, e la (mia) Bibbia per il momento non la compro più. Magari faccio un cambio con le ragazzine: loro passano a Rolling Stone, e io torno a Cioè. Se sono fortunella ci trovo anche un bel braccialetto colorato. Who knows.

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