mercoledì, Novembre 26, 2025
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Che fare in un weekend di aprile a Lisbona?

Un itinerario a piedi, tra miradouros, azulejos e fado

Avevo già visitato Lisbona nel 2012, in un dicembre temperato e indiscutibilmente ventoso. 

Nella mia memoria era rimasta come una città dal fascino decadente: un po’ Marsiglia, un po’ Genova, attraversata dal fiume Tago, con marciapiedi dissestati (spoiler: questi ci sono ancora!) e quella malinconia quasi tangibile in ogni stradina a gomito.

Scelgo di tornarci nel 2025 e la sensazione è quella di atterrare in una città diversa.

Sì, si respira ancora saudade, quella “malinconia indefinibile” che si annida tra gli azulejos e i tram gialli. Ma stavolta Lisbona mi sorprende: la trovo davvero internazionale, più curata, e sfacciatamente “cool” direbbe qualcuno. La scena gastronomica è di tutto rispetto, non mancano nemmeno le enoteche con cucina che tanto vanno nelle capitali europee negli ultimi anni (Milanese medio mi leggi? aiuto!) e ovviamente i prezzi corrono di pari passo, sia per le location sia per i ristoranti.

Eppure devo ammettere che l’accoglienza riservata ai turisti non è cambiata: calorosa e sorridente, per quanto possa suonare come un luogo comune e, permettetemi di dire, con quella simpatia verso gli italiani che fa sempre piacere, fosse anche solo una percezione.

E così, in un aprile di primavera italiana ancora confusa, mi regalo un paio di giorni nella capitale portoghese, prima di partire per l’Algarve. Tutto a piedi, con calma, con gli occhi ben aperti.

Nello zaino, un compagno di viaggio perfetto: Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi. Uno che da Lisbona ha scelto addirittura di farsi adottare. Saudade, cosa arcana e stupenda, eh?

Atterrare di notte, svegliarsi col Tago

Volo TAP da Milano Malpensa la sera del 24 aprile, con arrivo alle 22:15.
Scesa all’aeroporto Humberto Delgado, il transfer in città è rapido e soprattutto il tassista è molto giovane e simpatico, dall’inglese impeccabile. Alloggio scelto: Esqina Urban Lodge, nel cuore della Baixa. Design minimal, rapporto qualità-prezzo buono, direi che si paga la posizione centralissima. Nessuna colazione inclusa, MA con tutti i bar giusti dietro l’angolo.

Il risveglio del 25 aprile è più che curioso. In Italia è la Festa della Liberazione; qui in Portogallo è il giorno della Rivoluzione dei Garofani, quando nel 1974 un colpo di stato senza spargimenti di sangue mise fine alla dittatura salazarista. La città è piena di bandiere, cori, musica. Non me l’aspettavo, ma è quasi commovente vedere come tra storia e memoria due Paesi diversi si tengono la mano nello stesso giorno.

Il primo giorno è stato un’immersione in piena regola nelle icone di Lisbona: dopo colazione da Castro (seguirà classifica personalissima e indiscutibile dei migliori pasteis de Nata), con vista sulla Livraria Bertrand — che si fregia del titolo di libreria più antica del mondo — abbiamo attraversato a piedi il centro fino al Convento do Carmo, rovine gotiche che sembrano cadute da un film di Miyazaki. Mi è inevitabile ripensare alla meravigliosa Abbazia di San Galgano, in Toscana, visitata in quella che sembra una vita precedente.

Ammetto che il piano avrebbe previsto salita con l’Elevador de Santa Justa, che non è

Piazza del commercio Lisbona
Piazza del commercio, Lisbona

solo Instagram material ma una piccola impresa di ingegneria verticale. La verità è che dopo 20 minuti di coda immobile, abbiamo desistito e ci siamo catapultate di nuovo per le vie del centro. Due negozi degni di nota e vicini tra loro: Meia Dùzia e A Vida Portuguesa utili per souvenir non dozzinali.

Da lì, ci incamminiamo verso la splendida Praça do Comércio per prendere il tram 15 con destinazione Belém: efficiente e puntuale.

Prima, però, tappa d’obbligo al Time Out Market per pranzo. Ho adorato questo mercato coperto: strabordante di scelte alimentari e di avventori (anche tanti local, devo dire), tanto caotico quanto accogliente, molto simile ai mercati centrali che ormai stanno spopolando in tutta Europa, a partire dall’avanguardistica Spagna.

Highlights di Belém:

  • Il maestoso Mosteiro dos Jerónimos, Patrimonio UNESCO e gioiello manuelino (che il 25 aprile è chiaramente chiuso, ma io per fortuna l’avevo già visitato! LOL)
  • Pasteis de Belém, che non hanno bisogno di presentazioni (consiglio di cuore: mangiateli ancora un po’ caldi, anche fosse agosto)
  • Torre de Belém e Padrão dos Descobrimentos (Monumento ai naviganti), per ricordarvi che da qui partivano le navi che cambiavano il mondo. Consiglio spassionato: appollaiatevi anche voi sul molo, proprio lì, accanto alle statue, per contemplare l’oceano che si apre di fronte a voi.

Non ancora stravolte, sulla via del ritorno al centro di Lisbona, facciamo tappa alla LX Factory, ex complesso industriale diventato centro culturale della città negli ultimi anni. Tra murales, concept stores, librerie MOLTO Instagrammabili (come Ler Devagar), piccoli negozi di design e anche locali carini, è un quartiere che sembra una Berlino portoghese.

La sera, dopo un pit stop in hotel, ci aspetta una cena da Ofício, nel Chiado, un bistrot contemporaneo con piatti portoghesi rivisitati. Tra i miei personalissimi preferiti: spaghetti alle alghe, crema di parmigiano e pinoli; baccalà (ovviamente!) con purea di patate e alcune olive (giuro, olive) che ti scoppiano in bocca. Provare per credere. Senza vino, 30€ a testa.
Prenotate con anticipo: merita davvero!

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Alfama, miradouros e fado

Secondo giorno dedicato all’anima più antica e poetica della città: l’Alfama.
Ed è subito colonna sonora di Populous

Dopo colazione voliamo da Confeitaria Nacional, una delle pasticcerie storiche di Lisbona (anche per questo – balza in fondo all’articolo per scoprire la mia classifica sui pasteis de Nata), poi ci spariamo una camminata a piedi meravigliosa verso i belvedere più belli: Miradouro de Santa Luzia e Portas do Sol.

Aprile a Lisbona può essere già molto caldo, portatevi cappellino e adeguate riserve idriche. Prego. Preparatevi anche a trovare molte persone nei punti più gettonati della città, proprio come questo Miradouro, soprattutto se aspettate l’orario di pranzo, perchè anche a detta di Tabucchi qui “c’è il belvedere più bello di Lisbona”. Senza esserlo mai stata, ho scoperto che per i portoghesi sono quasi una persona mattiniera: arrivando al Miradouro de Santa Luzia per le 10:30 l’ho trovato praticamente deserto.
Unica presenza oltre a noi?
Una mastodontica nave da crociera parcheggiata di fronte.
Ah, l’overtourism.

Poi, a seguire:

  • Pranzo da Chapitô à Mesa, taverna super carina: se riuscite a prenotare in veranda, la vista merita il pranzo (comunque delizioso). Ah, questo locale è anche parte di una scuola di arti performative. Tenetevi uno spazietto nello stomaco per un pasteis de nata da Santo Antonio, poco distante
  • Se è martedì o sabato: fidatevi e fate tappa alla Feira da Ladra, mercatino delle pulci pazzesco! Troverete di tutto, oggetti vintage, cianfrusaglie indescrivibili, azulejos, vestiti, libri, vinili ecc.
  • Passeggiata tra i vicoli dell’Alfama, con la Sé de Lisboa, la cattedrale romanica (incredibileee) incastonata nei palazzi – vale la pena visitarla anche dall’interno

Ecco, qui arriva il momento in cui confesso di aver fatto non una ma DUE turistate in una sola giornata (che rifarei ad occhi chiusi, lo dico e lo ripeto).

Pronta alla pioggia di insulti che reggerò a testa altissima, ovvero piangendo in bagno. Pronti? Eccoci con la prima. Viaggetto in tuk tuk per la città! Breve, giuro. Breve. Però volete mettere farvi portare su e giù da un mezzo di trasporto motorizzato? Ecco. Così facendo, raggiungiamo un altro Miradouro, che consiglio molto: Miradouro de Sao Pedro de Alcantara, davvero uno dei più bei belvedere di Lisbona, che vi consente di contemplare tutta la città da un osservatorio privilegiato.

Poi, uno dei momenti più intensi del viaggio: un concerto intimo di fado dal vivo, con tanto di calice di Porto in mano e pelle d’oca garantita. Fa ridere? Sì, dai. L’esperienza, la location e tutta l’organizzazione non lasciavano presagire NULLA DI BUONO, o meglio, nulla non volto al turista medio. MA il risultato è stato sorprendentemente piacevole e coinvolgente. In altre parole, è qualcosa che rifarei? Se fosse la mia prima esperienza a un concerto di Fado a Lisbona, sì. Davvero. 

Cena? Cervejaria Trindade.
Uno di quei posti che, se vivessi a Lisbona, penso che diventerebbe il mio rifugio del weekend.
Cucinano il pesce davanti a voi, potete bervi qualcosa al bancone ed essere circondati da bellezza ovunque. Merce rara di questi tempi. Pare fosse un ex convento trasformato in birreria nel 1836.

Lisbona, scriveva Tabucchi, è una città che si “respira con lentezza”.

Ed è vero. Le sue colline ti costringono a rallentare (o a sputare un polmone, de gustibus), i suoi tram a osservare, le sue notti a pensare. È una città di memoria e orizzonte, dove tornare in ogni stagione, fosse anche solo per cedere alla sua meravigliosa saudade.

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Ora, fine delle ciance e parliamo di cose serie.

🥐 Mia personalissima classifica dei Pasteis de Nata:

Dopo averne assaggiati un numero che preferisco non quantificare, ecco la mia top 5 dei pastéis più buoni in città:

  1. Castro – Assolutamente in cima. Anche per la poesia del locale, striminzito
  2. Pastéis de Belém – l’originale è l’originale.
  3. Santo António – piccolo forno tradizionale, scoperto per caso, MA una vera sorpresa nel cuore dell’Alfama.
  4. Manteigaria – classicone: li preparano a ciclo continuo davanti ai tuoi occhi. E farci colazione (o più colazioni) durante la giornata è inevitabile
  5. Confeitaria Nacional – storica, elegante, forse un po’ meno memorabile… ma merita la visita e la location
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Francesca Bianchi
Francesca Bianchi
Crede nelle affinità elettive e nel silenzio di prima mattina. Ha un debole per i cinema all'aperto, per i punti elenco e per Milano. Nella vita reale si occupa di sanità, ma SALT le fa battere il cuore.
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