Pentiment | Un viaggio videoludico in una miniatura medievale
Quando ero un piccolo bambino nerd, una delle mie passioni era la storia delle civiltà antiche, in particolare quella degli antichi greci. Ma uno dei momenti che ricordo della scuola elementare è quello in cui la mia maestra di storia, parlando della storia dell’assedio di Troia, rivelò come le rovine di quella città fossero ormai solo uno degli strati di resti al di sotto delle costruzioni moderne.
Un evento che mi sembrava entusiasmante ed epocale era “solo” uno strato.
La stratificazione ho scoperto quindi essere fondamentale nella storia, così come ancora più fondamentale è il miscuglio che si andava a creare tra gli strati stessi che la compongono, soprattutto in epoche in cui neanche la stampa a caratteri mobili era ancora una realtà consolidata.

Pentiment è un videogioco ormai datato 2022 (se parliamo di storia videoludica, si parla decisamente al passato remoto N.d.A.), sviluppato nientepopodimenoche dai ragazzi di Obsidian, già noti per splendidi GDR come Neverwinter nights 2 e Pillars of eternity. Anche in questo caso la componente GDR non manca, ma è più mescolata a classiche dinamiche da avventura grafica punta e clicca.
Perché dunque un preambolo sulla storia? Perché la storia è uno dei due protagonisti di Pentiment. L’altro protagonista è Andreas Maler, minaturista giunto da Norimberga nella bavarese Tassing per lavorare nello scriptorium dell’abazia locale di Kiersau, sempre più in decadenza con l’avvento delle nuove tecnologie di stampa. Ci troviamo nel periodo di fine del Medioevo, con la riforma di Lutero che sconvolge la società cristiana europea e con i contadini in odore di ribellione nei confronti del potere temporale ecclesiastico. Anche nella piccola e fittizia Tassing c’è tensione, che esplode con l’improvviso omicidio di un nobile da poco giunto in paese. Nelle indagini, il primo e unico imputato risulta essere un frate dello scriptorium che il suo amico Andreas Maler farà di tutto per scagionare, intraprendendo l’indagine che caratterizza il gioco nella sua fase iniziale.
Lo stile grafico è di grande resa e impatto, perché il gioco è letteralmente disegnato all’interno di una miniatura medievale, in cui anche i dialoghi vengono rappresentati come fossero manoscritti del tempo, con diverse calligrafie a seconda del background del personaggio in questione. Questa trovata grafica non è un feticcio stilistico, ma riesce a coinvolgere e immergere immediatamente il giocatore all’interno delle vicende di Pentiment e, pur sfruttando un motore bidimensionale, risulta ricchissimo di dettagli e sinergico al gioco stesso. Non penso di esagerare se affermo che il risultato finale, pur risultando ottimo nelle meccaniche di gioco e nella narrativa, avrebbe perso molti punti senza questa impostazione grafica.

Per quanto riguarda il gameplay, Pentiment è, come dicevamo, una classica avventura punta e clicca, ma con elementi GDR che impattano in maniera piuttosto sostanziale sulle meccaniche di gioco. All’inizio dell’avventura possiamo decidere il background di Andreas, sia in termini di paesi in cui è cresciuto, sia in termini di interessi e studi non strettamente collegati all’arte. In questo modo, approcciare persone che apprezzano o hanno vissuto il Belpaese sarà più semplice se decideremo per un passato in Italia, così come la passione per l’occultismo potrà facilitarci nella risoluzione di alcuni enigmi, mentre quella per la botanica in altri.
Le indagini, tre in tutto, dovranno essere svolte in un tempo limite dettato da un vincolo narrativo, pertanto sarà impossibile approfondire in una singola sessione tutti i possibili indagati e le sfaccettature del vissuto e del pensiero degli abitanti di Tassing e dell’abbazia di Kiersau. Allo scoccare dell’ora X dovremo comunque offrire il nome del nostro colpevole che, come da usanza del periodo, non farà una bella fine. È inutile quindi sottolineare come l’accusa di un cittadino piuttosto che di un frate avrà il suo impatto sulle nostre relazioni sociali nel caso successivo, che sarà comunque ambientato diversi anni a seguire rispetto al primo. Al netto di queste possibilità di scelta, va detto che Pentiment ha un solo finale possibile, al quale si può però arrivare costruendo storie diverse e scoprendo dettagli nuovi, il che ha comunque un impatto decisamente positivo sulla longevità e sulla rigiocabilità del titolo.

Da un punto di vista narrativo, il citazionismo nei confronti del capolavoro di Umberto Eco “Il nome della rosa” è evidente, ma eseguito comunque con una certa eleganza e risultando più un tributo al lavoro del grande mediavalista italiano che una volgare scopiazzatura. Parliamo di omicidi in periodo immediatamente post-medievale, il confronto è inevitabile, ma retto bene. Del resto anche la ricostruzione storica, per quanto non sia paragonabile alla ricchezza di contenuti del medievalista italiano, è minuziosa e impreziosisce notevolmente l’esperienza, permeandola nei menù di approfondimento come nei dialoghi tra i personaggi. Non è un caso, per altro, che Andreas nei suoi sogni finisca per confrontarsi con personaggi fondamentali della mitologia filo cristiana medievale, come il Prete Gianni. E questo è un altro tema narrativo portante di Pentiment: l’evoluzione umana di Andreas Maler, caratterizzata da sentimenti diversi nel corso dei tre casi, che lo coinvolgono in fasi diverse della vita, passando dalle speranze di un giovane artista alla disillusione di un uomo adulto sconfitto.

Ma sconfitto da chi? Proprio dalla storia stessa e dalla sua stratificazione. Tassing è il risultato del miscuglio di mondi e culture diverse sovrapposte nel corso del tempo e frammiste in un’amalgama posticcia di paganesimo, storia romana e cristianesimo medievale di indubbio fascino. Muoversi all’interno di questo mondo, volerne rivelare i misteri non è esattamente impresa da poco e ha inevitabilmente ripercussioni sul nostro miniaturista.
Pentiment è un esempio di originalità nel mondo videoludico, mondo in cui l’originalità è sempre più infrequente, se si esclude il mondo indie. È uno splendido videogioco, reso tale dai dettagli che si rivelano partita dopo partita a seconda delle direzioni che sceglieremo. Ed è, soprattutto, una piccola dichiarazione d’amore verso la storia e verso un’epoca non ancora abbastanza valorizzata.
Genere: Videogioco d’avventura